IL SONDERBUND

LA GUERRA DEL SONDERBUND

Notizie sulla guerra del SONDERBUND per quanto concerne specialmente la zona del San Gottardo ed il Ticino, tratte dal Diario di Trosi Giuseppe nato nell’anno 1801 “adi” 24 giugno

8 NOVEMBRE 1847

Lucerna, Friborgo, Zugo, Untervaldo, Svitto, Vallese, Urania, sette cantoni primitivi della Svizzera a cagione della cacciata dei Gesuiti e della soppressione del Convento di Muri nel cantone di Argovia, unironsi in una lega imparziale detta del Sonderbund.

Dopo varie contraddizioni si armarono per loro difesa e, influenzati dall’Austria in particolar modo e del suo buon diritto, si credette di poter far fronte alla Confederazione.

In luglio fu stato arrestato a Bellinzona per ordine governativo un convoglio di polvere e granate proveniente da Milano diretto al cantone di Svitto.
Il medesimo convoglio fu stato varie volte reclamato dai suddetti sette cantoni ma il governo del Ticino, sempre ingiusto, che arbitrariamente lo aveva fermato, non l’ha più rilasciato. Dunque, con il pretesto di venire a prendere la loro polvere ed altri oggetti a loro appartenenti, il giorno 3 valicarono il San Gottardo, indi occuparono militarmente l’albergo sul San Gottardo con circa duecentocinquanta uomini e con tre pezzi di cannone.
Il giorno 4 verso le due ore un distaccamento dei suddetti si avanzò fino in Cima al Bosco della Pitella a esplorare il paese, indi retrocesse alla casa di rifugio in Valle Tremola. In detto posto si trovavano alcuni cacciatori nascosti ed hanno ucciso il colonello d’artiglieria di Baldesar di Lucerna ed un altro giovanotto, Arnoldo di Urania, e due cavalli. Indi si sono ritirati sul San Gottardo con la perdita, come detto, di due uomini e due cavalli. Gli altri cavalli sono restati in mano ai cacciatori e furono condotti a Faido. Sul San Gottardo intanto aspettavano i soccorsi che non tardarono a venire, che in tre giorni sono arrivati più di 1’000 uomini. Non così il governo del Ticino, che nemmeno un soldato si trovava ad Airolo. Poi arrivarono alcuni pochi cacciatori pieni di paura, il 6 ne arrivarono circa cento e cinquanta con un certo capitano Ramella di Bedano che si portò in cima alle piote di Sorescia in aguato, ma la sua imperizia guastò tutto.

1847 Novembre giorno 8

Un certo Pioda, investito del grado di maggiore, il quale si era recato al ponte della Tremola con circa 200 uomini e più, stette fino verso le ore due poi dopo fece battere il tamburo e indi s’avviò giù verso Airolo, lasciando alla casa di rifugio in Valle Tremola 21 uomini di guardia.

In vista di ciò gli urani si avanzarono dalla parte di Sorescia, arrivarono al ponte della Tremola e si impossessarono degli occupanti del picchetto di guardia giaché i vili Ticinesi sono fuggiti. Quelli che si trovavano sul San Gottardo, venendo per lo stradale con due obici ed un cannone in Val Tremola, piantarono i cannoni, indi fecero fuoco verso Airolo, che le palle di cannone arrivarono fino sotto il ponte di Chiesso, verso il Ticino. Indi gli urani si sono ritirati ancora sul San Gottardo. La milizia governamentale ticinese in Airolo rimase inoperosa giacché gli ufficiali che la dirigevano erano incapaci di dirigere ed il comando era affidato allo zero Luini e semi niente Pioda e ad altri di simil trempra i quali, quantunque si ritrovassero in fronte di Svizzeri tedeschi, nulla pensavano. E così stettero fino al giorno 17. Detto giorno, avendo fioccato circa due once di neve ed essendo il tempo alquanto nebbioso ed oscuro, pose fine all’ignoranza governamentale ticinese visto che la milizia ticinese, invece di prestare maggior attenzione, si diede al riposo nelle caserme mentre gli urani ed i loro colleghi, invece di darsi al riposo, approfittarono sia del tempo nebbioso che della noncuranza ed ignoranza degli ufficiali ticinesi.

Gli urani e compagni divisero i loro soldati in tre corpi. Uno di essi occupò le alture di Scinfüs e di Pontino ed alcuni di questo corpo sono discesi verso Stanga. Il corpo maggiore s’en viene difilato pel stradale che dal Gottardo mena ad Airolo. Un drapello di circa 600 persone è disceso pel bosco di Albinasca e di Chingello.

L’avanguardia ticinese che si trovava a Cima al Bosco comandata dall’ignoranza del Bernasconi, grand’uomo per fuggire, appena ebbe veduto gli urani circa a un’ora di lontananza si mise a fuggire precipitosamente giù pel Bosco, giù fino al Ticino e, invece di passare il ponte, guazzavano nell’acqua per non perdere tempo a fuggire e così si avviarono verso Nante

La truppa che si trovava ad Airolo comandata dagli ufficiali si mise a fuggire abbandonando ogni cosa, perfino i bauli, e via, fuggendo da tutte le parti tanto che il viaggio che si faceva in 12 ore fu stato fatto in sette ore da Airolo a Bellinzona, e fuggirono fin quando non si furono assicurati che gli urani e compagni non li avrebbero raggiunti che dopo tre o quattro giorni. In vista di ciò gli urani entrarono in Airolo e vi rimasero tutta la notte che la milizia ticinese, come ho già detto, era in fuga e quel bel uomo di comando detto il comandante Luini se ne fuggì a cavallo ad un cannone, che non sapeva più quello che si faceva e, arrivato a Bellinzona, volle recarsi sul Monte Ceneri per aspettare gli urani e compagni. I bellinzonesi non glie l’hanno permesso e nemmeno la truppa lo volle seguire, così, pieni di strimizio al cuore, si sono ritirati alla Moesa e là aspettavano la fortuna.

Gli urani e compagni il giorno 18 si avanzarono fino a Faido lasciando un presidio in Airolo il quale si appropriò la facoltà di prendere le armi da fuoco e spedirle oltre il San Gottardo assieme ad altri effetti di buffetteria e ad oltre 9’000 pagnotte che erano in Airolo. Il bottino acquisito ascendeva a franchi 200’000.—e questo fu ingrazia alle buone milizie ticinesi e  governamentali. Il giorno 19 gli urani e compagni occuparono Pollegio ed il ponte di Biasca e qui restarono fin verso il giorno 21, indi la Confederazione chiamò gli urani e compagni al dovere.

Quando gli urani e compagni occuparono il San Gottardo, la Confederazione ancor essa chiamò i contingenti federali ed in otto giorni formò un corpo di 96’000 uomini sotto il comando del generale Dufour il quale con 60’000 uomini la sera del giorno 21 occupò il cantone di Zugo, indi si avviò verso Lucerna. Ma gli urani e compagni erano a Ghisicon a difendere il passaggio e ivi attaccò la battaglia ma dopo alcune ore gli urani e compagni ebbero la peggio.

Il 23 e 24 l’armata federale si avvicinò a Lucerna ed alle otto del mattino entrò in detta città. Così ebbe fine la guerra del Sonderbund.

Gli urani e compagni tornarono al Ticino. Avendo saputo come passavano le cose a Zugo, Ghislicon e Lucerna incominciarono a retrocedere e il giorno 23 le truppe di Lucerna, Untervaldo, Vallesane ed Urane valicarono il San Gottardo.

Ben inteso i vallesani partirono per la Valle Bedretto ed ivi incontrarono un corpo di 900 uomini che venivano in soccorso. Tutti rientrarono ai loro focolari. Gli Urani poi lasciarono un corpo di uomini sul Gottardo il quale veniva levato il giorno 28.

Quando gli Urani e compagni furono retrocessi ai loro focolari, ecco i bravi Ticinesi che il 29 arrivano a Faido ed il 30 ad Airolo. Che coraggio, quando gli urani e compagni sono partiti per abitare nei loro focolari!

Tutto il danno recato qui ad Airolo è stato a causa della milizia ticinese o dei Sciabatini governamentali così pieni di coraggio, di quel ingiusto governo del Ticino unitamente alla sua canaglia.

Il transito del commercio per il San Gottardo è interrotto per ora. Il tempo è bello.

FORMULE DI GIURAMENTO AL TEMPO DELLA DOMINAZIONE URANA IN LEVENTINA

CAPITOLO PRIMO

IL PARLAMENTO. Quando si debba congregare il parlamento del pajese di Leventina.

Si deve congregare ogni anno, secondo il solito antico, nel mese di Maggio il giorno della superiorità d’Urania. Limitato è negli anni quando verrà al possesso o regimento un Lanffoc della prefatta Superiorità conforme al Lei beneplacito mandato e quando s’ha d’eleggere il banderale del Pajese, allora tutti i Paesani generalmente da sedici anni in su compaiono nel Parlamento a giurare al Foc ovvero ad eleggere il banderale in caso di bisogno. Negli altri anni deve poi ciascuna Vicinanza deputare venti uomini i quali in nome della vicinanza prestano il giuramento al Foc, ed allora non è lecito ad alcun paesano, se non ai detti venti deputati sentenziare e fare maggioranza nel parlamento né tantopiù detti Deputati per parte delle vicinanze possono trattare cosa alcuna che sia al general parlamento riservata, come sarebbe d’eleggere gli ufficiali e servitori del Paese, né fuori dell’anno dovessi puoter far altro Parlamento Generale senza espressa licenza de signori Superiori e del loro Lanffoc sotto pena della Disgrazia loro.

CAPITOLO SECONDO

Giuramento che il Paese di Leventina presta alla Superiorità.

La comunità del Paese di Leventina deve giurare formalmente a Dio ed ai Santi di promuovere ed attribuire (….) e ovviare ogni scandalo e mal incontro con buona fede e senza fraude e inganno e sempre d’obbedire senza veruna contraddizione a tutti i loro precetti ordini e statuti & in avvenire non assentire sottomettersi né giurare ad altra signoria, anzi opporsi con vita e roba ad ogni loro potere & in tutto ciò piacerà al Paese d’Urania ordinare e disporre devesi in Leventina obbedire senza veruna contraddizione conforme si è fatto sino al presente.

CAPITOLO TERZO

Giuramento che deve prestare il Lanffoc a nome della Superiorità.

Ciascun Lanffoc con riserva del giuramento che ha fatto alli Signori suoi superiori sopra il General Parlamento deve fare un Giuramento formale a Dio ed ai Santi di promuovere l’utile, comodo ed onore del pajese di Leventina ed avere per raccomandato il Pajese e le persone e sostanze loro di resistere ed ovviare a qualunque danno e scandalo gli può avvenire; d’essere Giudice neutrale amministrando egualmente il povero come il ricco, il forestiero come il pajesano, il semplice come il prudente ed assistere con il braccio della giustizia gli oppressi, né tralascialo per promesse di doni, amore, odio, non per speranza di guadagno né timore di danno, né per qualunque altra causa né cosa per la quale deviar potrebbe dalla via retta della Giustizia ma procedere conforme come comporta la Giustizia secondo il tenore di questi statuti ed ordini ed anche secondo gli ordini della Chiesa Vaticana ed antiche consuetudini di quella e occorendo cosa circa la quale non si trovi dichiarazione in questi statuti ed ordini, in tal caso possa il Lanffoc, ma con i giudici e consiglio di Leventina, agire conforme la ragione gli detterà essere giusto e convenevole secondo la qualità della causa, e giudicare il tutto senza malizia, frode né inganno.

CAPITOLO QUARTO

Giuramento del Luogotenente.

Il Luogotenente all’arrivo di ogni Lanffoc nuovo deve giurare formalmente a Dio ed ai Santi di promuovere a detti signori d’Urania il loro utile comodo e onore & a suo potere d’ovviare e resistere ad ogni suo danno o scandalo ed occorrendo che scoprisse qualcuna sedizione o ribellione, alterazione o fazione dalle quali a detti signori d’Urania o al Pajese di Leventina alcun danno risultar potesse, di darne notizia ad essi signori suoi superiori e di reprimerli fedelmente a tutto suo potere, d’assistere il Lanffoc con ogni fedeltà aiuto e consiglio e d’obbedire ai suoi comandi e sedendo pro tribunale in assenza del Lanffoc d’essere giudice naturale amministrando ragione egualmente al povero come al ricco al forestiero come al pajesano tanto all’uno come all’altro né di tralasciare né per doni, promesse o speranza di guadagno, d’amore, d’odio o timore per qualunque altra causa né cosa per la quale il giudizio umano può essere offuscato ma di procedere conforme comporta la giustizia e di giudicare secondo il tenore di questi statuti e ordini e secondo le consuetudini antiche del pajese, di voler parimente notificare e denunziare al Lanffoc & al concilio quando sarà necessario tanto le cose criminose quanto le malefiziose e tutto ciò che sarà concesso denunziare e notificare ed ancora secondo necessario tra persone vissanti tuor su il frit il tutto senza fraude né inganno ma fedelmente.

CAPITOLO QUINTO

Giuramento dei Giurati

Il giuramento che devono prestare sia dai signori Ambasciatori che alli quattro deputati che si chiamano giurati eletti dai signori d’Urania è in tutto simile al suddetto del Luogotenente.

CAPITOLO SESTO

Giuramento del Canaparo di Leventina

Il giuramento del canaparo comincia e finisce come quello del Luogotenente solo nel mezzo tralascia le parole del giudicare ed in luogo dirà d’aver bona e particolar cura della comunità o pajese in esigere e ricevere annualmente tutti li criminali e malefici come anco le tali et ogni credito e debito della camera e del pajese dar buono e real conto secondo gli sarà permesso e quando sarà necessario tuor su il frit, il tutto fedelmente senza fraudo & inganno.

CAPITOLO SETTIMO

Giuramento del Lanscriba e Notari di Leventina.

Il giuramento del Lanscriba comincia e finisce come quello del Luogotenente solo in mezzo in luogo di dire giudicare diranno di scrivere e di leggere realmente e legalmente tutto quello che gli sarà commesso purché lo sappino ed intendino e d’interpretare legalmente al meglio che intenderanno e sapranno tutto quello che si gli commetterà, d’essere obbedienti e pronti alli comandi et ordini del Lanffoc e Luogotenente e Consiglio, di notificare e denunziare quello sarà necessario di tacere tutto quello converrà di voler scriver sinceramente realmente le scritture et jstromento per qualsivoglia cosa e contratto conforme da particolari e contraenti saranno rogati tanto gli uni quanto gli altri e cioè non tralasciare né per doni promesse speranza di guadagno né per amore odio né timore et ancora secondo necessario tuor su il frit da persone risanti il tutto fedelmente senza inganno né frode né malizia.


Testo di Renzo Tonella