CARNEVALE, VOTAZIONI E LA VALANGA DEL ’51

Non intendo per niente essere dissacrante, ma nel 1951 la cronologia dei fatti fu proprio quella del titolo con la settimana “grassa” che coincideva all’incirca con quella di quest’anno; con una grande differenza però, la quantità di neve!

Alla stazione FFS di Airolo, Lido Pilotti era anche incaricato di misurare le precipitazioni nevose. Nell’inverno 1950-51, a fine dicembre, la misura era già di 4,46 metri.
A gennaio se ne aggiunsero altri 2.03. Ma fu febbraio con i suoi m. 4.61 (per un totale parziale di m.11.10) che superò ogni misura.
Marzo si limitò a 96 cm. mentre aprile, confermando il detto che “chi cu mor d’aurì u mor d’invern”, ne lasciò ancora 109 cm. Il totale delle precipitazioni fu di 13,15 metri.
Immaginiamoci tutti quanta ne nevicò attorno ai 2400/2500 m, quota delle creste che fanno corona alla Vallascia; poi anche il vento fece la sua parte.
Dall’inverno 1966-67 (cioè da 50 anni), la Famiglia Ceresa regolarmente misura, ogni inverno le precipitazioni nevose. La tradizione è continuata da Gabriele Ceresa che ogni primavera allestisce la “classifica” della neve.

Ma torniamo al titolo: Carnevale quell’anno, nonostante la neve, era ugualmente ben frequentato. Iniziò l’8 di febbraio (giovedì grasso) e, a quei tempi, c’era il pass che dava accesso a tante sale da ballo che con l’Olimpia erano l’Airolo, il Des Alpes, il Borelli e il Bellevue. Il Carnevale airolese era conosciutissimo ovunque e vi arrivava gente da ogni parte del cantone.

Il Carnevale del ’51 era anche doppio; difatti c’erano pure le votazioni cantonali. Sin verso la fine degli anni ’60, la legge fissava a febbraio la chiamata alle urne per il rinnovo dei poteri pubblici; quasi sempre, o meglio, sempre ciò coincideva con la settimana grassa del carnevale ambrosiano.
Ed allora se ne vedevano di tutti i colori sino al culmine, il veglione del sabato grasso, quando tutti i responsabili dei vari partiti galoppavano all’Olimpia in cerca dell’ultimo voto!
Era un’autentica pantomima ma faceva parte del nostro costume.
Poi Bellinzona cambiò le regole spostando il rinnovo dei poteri in primavera e, al Carnevale, fu tolta almeno la contesa politica.

Detto questo arriviamo al doloroso capitolo della valanga scesa la notte tra domenica 11 e lunedì 12 febbraio attorno alla una. La morte e la distruzione ci colpirono profondamente. La gente fu preventivamente evacuata ma l’evento fu di una vastità incredibile. Gli abitanti della zona rimasta sotto pericolo furono ospitati da famiglie parenti oppure negli alberghi della stazione, in particolare all’Hôtel des Alpes, dove la Mamina (Elisabetta Pervangher nata Lombardi, a San Gottardo il 15 gennaio 1877), e la sua famiglia si fecero in quattro a soccorrere, confortare e rifocillare gli scampati alla grave tragedia.

Il villaggio fu evacuato e parecchi di noi monelli di Fiüra ci trovammo a Faido a fare la guerra a palle di neve contro quei monelli che ci ospitavano…, noi piccoli stavamo dietro a preparare i colpi, quelli più grandi tiravano e i faidesi se la davano a gambe!

In paese gli uomini, i soldati e tanta altra gente cercarono le vittime per parecchi giorni, il disastro era incredibile.
Nelle nostre famiglie tutti noi conserviamo fra le carte, le copie dei giornali di quei tragici giorni assieme ad una copia del “Flagello Bianco sul Ticino”, il libro che, da solo, descrive per filo e per segno quel tremendo evento indimenticabile per chi lo abbia visto o vissuto.

A tal proposito ricchissima è la bibliografia.


Testo di Renzo Tonella